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lunedì 14 novembre 2011


APOLLO E MARSIA

Secondo i miti greci e romani Marsia era un satiro di origine frigia, legato a una celebre contesa col dio Apollo. Egli aveva infatti trovato casualmente un flauto appartenuto ad Atena, che lo aveva però gettato via disgustata perché si era accorta che quando vi soffiava dentro le sue fattezze risultavano alterate.  Marsia aveva raccolto il prezioso strumento notando che esso, spontaneamente, produceva suoni soavi e meravigliosi e in breve tempo divenne molto famoso tra i seguaci della dea Cibele e tra i coltivatori dei campi. Esaltato da questa scoperta e dalla crescente bravura, Marsia ebbe l'ardire di sfidare lo stesso Apollo ad una gara di musica: la condizione posta fu che il vincitore avrebbe avuto il diritto di fare tutto ciò che avesse voluto del vinto. Apollo suonò la cetra e Marsia il suo flauto finché alla fine le nove Muse, chiamate a far da giudici nella competizione, decretarono un pareggio tra i due sfidanti. Apollo non soddisfatto pretese che gli sfidanti dovessero cantare e suonare allo stesso tempo cosa ovviamente impossibile con il flauto. Secondo un' altra versione della leggenda il dio Apollo pur di garantirsi la vittoria capovolse  la sua lira e pretese che altrettanto facesse Marsia col suo flauto. Il dio vinse così la sfida e punì Marsia per la sua superbia facendolo legare ad un albero e scorticare da uno schiavo della Scizia. Il suo sangue divenne la sorgente di un omonimo torrente e Apollo appese la sua pelle all'uscita della caverna dove sgorgava il corso d'acqua.
I MUSICANTI DÌ BREMA
Un asino, un cane, un gatto e un gallo, tutti e quattro vissuti in diverse fattorie, una volta invecchiati vengono cacciati via e trattati male dai loro padroni. Ad uno ad uno abbandonano il proprio territorio e scappano via insieme, decidendo di andare a Brema per vivere senza padroni e diventare musicisti.
Sulla strada per Brema i quattro animali scorgono una casa abitata da alcuni briganti. Essendo affamati, pensano di mandarli in fuga per poter ottenere del cibo. Perciò, dopo essersi posizionati l'uno sopra la schiena dell'altro, intonano uno strano concerto emettendo i propri versi. I briganti, non sapendo da dove provengano quei rumori e credendo che ci siano dei fantasmi, fuggono via a gambe levate, liberando così la casa agli animali, che si rifocillano e riposano lì per la notte.
Durante la notte, i briganti ritornano sul posto e mandano uno di loro per controllare la casa. Non essendoci luce, il brigante va in cucina per accendere una candela e vede gli occhi del gatto brillare nell'oscurità, scambiandoli per carboni ardenti. Allora avvicina la candela verso il gatto, ma il felino gli salta addosso e gli graffia la faccia, dopodiché l'asino gli tira un calcio, il cane gli morde una gamba e il gallo lo becca spingendolo verso la porta e strillando. Tornato indietro dai suoi compari, il brigante racconta loro di essere stato malmenato da un'orribile strega che lo ha graffiato (il gatto), da un uomo che lo ha ferito con un coltello (il cane), da un mostro che lo ha colpito con un bastone (l'asino), e da un giudice che urlava sopra il tetto (il gallo). Alla fine i briganti abbandonano definitivamente la casa e i quattro animali vivranno felicemente lì per il resto della loro vita.
IL PIFFERAIO MAGICO 
La storia si svolge nel 1284 ad Hamelin, in Bassa Sassonia. In quell'anno la città viene invasa dai ratti.
 Un uomo con un piffero si presenta in città e promette di disinfestarla; il borgomastro acconsente promettendo un adeguato pagamento.
Non appena il Pifferaio inizia a suonare, i ratti restano incantati dalla sua musica e si mettono a seguirlo, lasciandosi condurre fino alle acque del fiume Weser, dove muoiono annegati.
La gente di Hamelin, ormai liberata dai ratti, decide incautamente di non pagare il Pifferaio.
Questi, per vendetta, riprende a suonare mentre gli adulti sono in chiesa, questa volta attirando dietro di sé tutti i bambini della città. Centotrenta bambini lo seguono in campagna, e vengono rinchiusi dal Pifferaio in una caverna.
 Nella maggior parte delle versioni, non sopravvive nessun bambino, oppure se ne salva uno solo che, zoppo, non era riuscito a tenere il passo dei suoi compagni. Varianti più recenti della fiaba introducono un lieto fine in cui un bambino di Hamelin, sfuggito al rapimento da parte del Pifferaio, riesce a liberare i propri compagni. Una variante dice che i bambini entrano in questa caverna seguendo il pifferaio magico e fuoriescono da un'altra caverna, la grotta di Almaş in Transilvania.
Questa era una delle leggende che spiegava l'arrivo dei sassoni in Transilvania, che così sarebbero appunto i bambini portati dal pifferaio magico di Hameln.